Se la città, per definizione, è un’istituzione umana, il termine Antropolis (letteralmente “città dell’uomo”) potrebbe sembrare prolisso e ridondante.
Per comprenderne appieno il significato, è illuminante osservare che la figura umana, all’interno di queste opere, non compaia mai.
Questa assenza, visto lo stretto legame con la (precedente) mostra Antropolis “Ritratti di Robot”, ci porta a concepire l’idea di una città abitata da robot, una città di “architetture volanti” che rappresenta un mondo a sé.
Ragnisco volutamente tace sull’origine di questo mondo, lasciando a noi il compito di decifrare un luogo fuori dal tempo, un universo di basiliche volanti e di robot, di cui la memoria paradossalmente appartenente al futuro, riattivando la capacità creativa, diventa essenziale per la rinascita dell’uomo.